Oggi il mondo dei videogiochi mette a disposizione una realtà virtuale fuori dall’immaginario, esistono in commercio console e apparecchiature in grado di ricreare perfettamente ambienti e situazioni quasi reali. Questo fattore se pur strabiliante per il suo alto livello di definizione e percettibilità, rende più vulnerabili i giovani che li utilizzano.
Da un’articolo di TgCom24 abbiamo modo di riflettere sull’esito di un esperimento svolto dall’Università del Michigan negli Usa. Gli studi dei ricercatori statunitensi si sono concentrati principalmente sull’utilizzo dei videogiochi da parte dei bambini, la maggior parte di loro ne fanno un’uso talmente elevato da potersi ritenere videogame-dipendenti. Dai risultati della ricerca si evidenzia che tutti i bambini che frequentano cattive compagnie e sono anche videogame-dipendenti, possono diventare facilmente potenziali criminali informatici.

L’esperimento ha preso come campione una fascia di ragazzi su scala mondiale, circa 50mila adolescenti. Sui ragazzi sono stati analizzati i tratti comuni sotto uno degli aspetti chiave di questo fenomeno, il comportamento da delinquenti cibernetici. L’esperto di cyber-criminologia dell’Università americana Thomas Holt, spiega: “Sapevamo che tutto avesse inizio nei primi anni dell’adolescenza, ma finora le cause di fondo ci erano risultate sempre poco chiare. I nostri studi ci hanno invece rivelato un’incredibile verità sulle differenze di genere che sembra determinino tale orientamento criminale”.

Holt ha spiegato come le differenze tra ragazzi e ragazze fossero piuttosto distinte, rafforzando l’ipotesi che le ragazze entrino nell’hacking in maniera differente dai ragazzi. Probabilmente proprio per come vengono cresciuti fin da bambini, ad esempio, i videogiochi sono sempre stati considerati “cose da maschi”, mentre le ragazze svolgevano “attività diverse”.
Un’altro aspetto sicuramente determinante é la possibilità data ai giovani di utilizzare un computer e navigare liberamente su internet senza una supervisione da parte dei genitori. I ricercatori hanno riscontrato che nei i bambini che vivono nelle cittadine più piccole, e che abusano maggiormente dell’uso del pc, sussiste una maggior probabilità di influenzare il comportamento criminale tra i coetanei, aumentando la ricerca di connessione con la pirateria musicale e cinematografica. Holt puntualizza: “La delinquenza giovanile, come il basso autocontrollo sono fattori determinanti per l’hacking sia per i ragazzi che per le ragazze. Ma mentre le ragazze vengono maggiormente influenzate per imitazione, specie se frequentano loro pari abituate al taccheggio o piccole forme di crimine, per i ragazzi abbiamo scoperto tali istinti emergevano durante il tempo trascorso guardando la TV o giocando ai videogiochi”.

Il consiglio degli esperti é che i genitori prestino attenzione nel seguire e monitorare i proprio figli nell’utilizzo delle tecnologie, rendendo ugualmente utile e positivo l’apprendimento della competenza tecnologica che se ben calibrata non é assolutamente dannosa per i bambini. Come menzionato da Thomas Holt:

“Il crimine informatico può essere un problema nascosto, quindi
parlarne diventa vitale. Più si può capire, più facile diventa denunciare
qualcosa che potrebbe essere celato o ridurne l’attività”.